Tappodivino ODV

La grande storia del Drago Rosa

Insieme si vince sempre

Per le donne operate al seno la pratica della disciplina in canoa è risultato un valido strumento riabilitativo che ha alimentato l'attaccamento alla vita, fortificato la loro proverbiale tenacia e consentito di ottenere straordinari risultati. 

Per il team di Pordenone questa determinazione  ha portato alla gioia di partecipare ai campionati mondiali di Dragon Boat 2017 svoltisi a Venezia e diventare così vice campionesse, conquistando una meritatissima medaglia d’argento così come a fondare la loro organizzazione di volontariato Drago Rosa Burida.

Praticare questa disciplina durante il periodo della malattia, secondo precise metodologie che tengono conto di aspetti culturali, sanitari ed organizzativi permette il controllo ma soprattutto la gestione delle proprie azioni/emozioni anche in relazione all’ambiente e alle compagne di squadra.

L’applicazione del metodo utilizzato con gli atleti olimpici dal loro allenatore, Mauro Baron del Gruppo Kajak Canoa Cordenons per raggiungere risultati sportivi di altissimo livello, si è quindi dimostrato vincente anche su una categoria di persone costrette a combattere per la propria vita.

Roberta Masat: vi spiego come dai tappi è nato il Drago Rosa

In questi anni di attività non è stato facile passare dal raccogliere i tappi girando in bicicletta a coordinare “un’azienda con questi numeri” ma la vita - premiando il mio entusiasmo - ha di volta in volta messo al mio fianco persone straordinarie.

Una fra tutte Renza Zanon, un’amica eccezionale - team leader delle Donne in Rosa di Pordenone-  nonché presidente della locale Sezione Andos - che insieme alla sua famiglia mi ha permesso di non mollare nei momenti più difficili. Una presenza discreta ma decisa, che mi ha sempre aiutata a ritrovare le forze e la determinazione per superare gli inevitabili problemi correlati a un'iniziativa in costante e splendida crescita.

Grazie a lei ho potuto continuare a far crescere tappodivino, grazie a lei non mi sono demoralizzata nei momenti in cui questo progetto mi sommergeva e non vedevo l’orizzonte.

Grazie a Lei e alla commovente lettera che mi ha scritto, ho trovato la determinazione e lo slancio per avviare il suo sogno: Il drago rosa della Burida, un sogno ora diventato realtà grazie appunto all' ODV che le "sue ragazze" hanno fondato.

Renza era una donna solare, forte e coraggiosa; una guerriera rimasta sul campo di battaglia fino all’ultimo giorno, 23 gennaio 2018, una data che ha segnato per sempre la mia vita e quella di tappodivino. 

Nel preciso istante in cui è volata via, l'ultimo dei fondatori stava firmando l'atto di costituzione della nostra organizzazione di volontariato, condizione indispensabile per dare ufficialità alle nostre attività e a questo progetto; uno dei suoi ultimi desideri che, tutti insieme, siamo stati capaci di esaudire. 

Grazie a lei ho conosciuto Mauro Baron (già tecnico della Nazionale Italiana di Canoa) e le donne in rosa del Dragon-Boat. Queste atlete meravigliose hanno  un loro sogno, quello di costruire una palestra per allenarsi e ritrovarsi sulle rive del lago della Burida di Pordenone, un luogo magico che con Renza abbiamo d’istinto soprannominato “La casa del drago rosa”.

Sarà una struttura in legno destinata alle attività delle donne del Burida Dragon Boat - Gruppo Kayak Canoa Cordenons A.S.D., un luogo speciale per accogliere le donne operate al seno che hanno colto l’opportunità di praticare l’attività sportiva in canoa con l’intento di migliorare il loro stato di benessere psico-fisico, ma anche di essere protagoniste della propria vita così come della propria guarigione

Raccolta fondi realizzazione casa-palestra

IBAN  -  IT25D0533612500000042077368

Puoi consultare il relativo estratto conto.

La Casa del Drago verrà adibita a spogliatoio e palestra ma diventerà all’occorrenza una sala di incontri per apprendere tecniche di rilassamento e visualizzazione, per appuntamenti settimanali con personale medico per il trattamento di cicatrici, linfedemi e aderenze, per imparare a gestire le paure e l’inevitabile ansia che precede e segue l’intervento.

Il nostro desiderio è costruire un edificio pieno di armonia e gioia, dove le donne, le loro famiglie e chiunque lo desidera potrà trovare un angolo di pace, uno spazio libero dove vivere momenti spensierati e di condivisione.

Ne aveva molti di progetti Renza, alcuni dei quali ci ha lasciato in eredità e che abbiamo riunito nelle “Iniziative del Drago Rosa”, sogni inerenti il mondo delle donne operate al seno, idee amorevoli che lei fino all'ultimo ha condiviso con me e le “sue” donne del Dragon Boat delle quali era la team leader. La casa/palestra è il più grande, il più impegnativo ma è qualcosa che, per Renza, con Renza, sarà presto realtà grazie all’impegno di tutti noi che l’abbiamo amata. Ci crediamo perché la vita è un ciclo straordinario di nascite, perché nulla ha mai davvero una fine se c’è chi ci porta nel suo cuore e nelle esistenze degli altri. 

 

Ce la faremo in ricordo di tutte quelle Donne che hanno perso la loro battaglia ma soprattutto per tutte coloro che, con forza e coraggio, la vinceranno anche grazie al nostro sostegno.

Elisa Girotto, una donna straordinaria

Negli stessi mesi di fine 2017 in cui conoscevo le donne del Dragon Boat ci lasciava Elisa Girotto, un’amica e collega diventata tristemente nota come “la mamma dei 18 regali” che con struggente amore per la sua piccola Anna, di soli 13 mesi, ha scelto per lei un dono di compleanno fino alla maggiore età, per vivere nel suo futuro non potendoci esserci di persona. L’ultimo di questi regali è un mappamondo di sughero in cui mettere le puntine per indicare i luoghi visti e quelli ancora da vedere.

Un tumore triplo negativo al seno se l’è portata via troppo presto. Al suo funerale, nonostante il grande dolore e lo smarrimento per una morte difficile da accettare, ho provato una grande pace interiore, ho percepito una insperata serenità alla vista dei suoi “riccioli a cavatappi” fra i tulipani gialli e l’inconfondibile sorriso nella foto del bigliettino con cui ha voluto salutarci con parole di amore e speranza: “Non lasciatevi abbattere dal dolore miei cari, mirate la vita che ho cominciato e non quella che ho finito”.

Una forza, una voglia e una gioia di vivere straordinarie che mi hanno permesso di collegare queste parole: ELISA, ANNA, AMORE, MAPPAMONDO, SUGHERO, TAPPODIVINO; un guizzo, un’intuizione che mi ha portata il giorno stesso da Renza, a condividere con Lei la necessità di fare qualcosa di concreto, a decidere di abbracciare i suoi progetti, anche e non solo in memoria di Elisa. 

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